loading...

venerdì 27 aprile 2018

Dente in 3D Contro le Infezioni



Quasi due terzi delle persone con protesi ai denti soffre di frequenti infezioni fungine che causano infiammazione, arrossamento e gonfiore in bocca. Per trattare meglio queste stomatiti, i ricercatori dell'Università di Buffalo hanno sfruttato le potenzialità delle stampanti 3D, utilizzandole per costruire veri e propri denti a tre dimensioni, riempiti con capsule microscopiche che rilasciano periodicamente amfotericina B, un farmaco antifungino. E uno studio pubblicato su 'Materials Today Communications', ha verificato che le protesi contenenti il medicinale possono realmente ridurre la crescita dei funghi.


La tecnologia consente ai medici di creare rapidamente una protesi dentaria personalizzata in acrilammide (il materiale che si usa attualmente per la fabbricazione di protesi dentarie), molto migliore rispetto a quelle di produzione convenzionale. A differenza delle attuali opzioni di trattamento, come i collutori antisettici, il bicarbonato di sodio o la disinfezione a microonde, il nuovo strumento è infatti in grado di prevenire l'infezione direttamente in sede. 


"Il principale impatto di questo innovativo sistema 3D sarà sul risparmio di tempo e costi", afferma Praveen Arany, autore senior dello studio e professore del dipartimento di Biologia orale della UB School of Dental Medicine. Le applicazioni di questa ricerca potrebbero anche interessare altri usi clinici, tra cui stent cardiaci e altri generi di protesi.






FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .

MUNDIMAGO


.

lunedì 23 aprile 2018

Lo Spettacolo delle Liridi


Stelle cadenti, è la settimana delle "Liridi": come, dove e quando godersi lo spettacolo
Un graffio nel cielo, uno spettacolo semplicemente senza tempo: il picco domenica sera


Stelle cadenti 22 Aprile 2018 
  Lo spettacolo delle Liridi 
Come e dove vederle
Un graffio nel cielo, uno spettacolo semplicemente senza tempo. Le stelle cadenti emozionano sempre grandi e piccini, ognuno alle prese con i propri desideri da esprimere. È la settimana delle stelle cadenti, il picco è atteso (maltempo permettendo) per domenica 22 aprile. Le Liridi, stelle cadenti di primavera, sono tradizionalmente "capricciose": nelle ore del picco si va  da 20 meteore all’ora, ad anni in cui se ne possono vedere fino a 100 all’ora.


Liridi, le stelle cadenti di primavera
"Gli sciami di meteore non sono sempre prevedibili con esattezza, perché sono generati da una nube di polveri e frammenti che la Terra a volte centra in pieno e a volte sfiora e, inoltre, se questo capita in pieno giorno non vediamo le scie luminose" 
ha detto Paolo Volpini, dell’Unione Astrofili Italiani (Uai).

La nube di detriti che la Terra attraversa è quella lasciata lungo la sua orbita dalla cometa Thatcher, che passa nel Sistema Solare interno ogni 415 anni (l'ultima volta è stato nel 1861 e ripasserà nel 2276). Quando i frammenti cadono nella parte superiore dell'atmosfera terrestre bruciano, producendo una pioggia di scie luminose che sembra scaturire dalla costellazione della Lira, da cui queste meteore prendono il nome.


Quindi per osservarle al meglio bisogna aspettare che sorga questa costellazione: "la Lira appare all'orizzonte Nord Est intorno alle 22,00 e rimane alta fino all'alba" ha spiegato Volpini. 

Picco domenica 22 aprile 2018
Quando godersi lo spettacolo? Il momento migliore è la parte centrale della notte fino all'alba, cioè dopo il tramonto della Luna, che la notte tra il 21 e il 22 aprile sarà quasi al primo quarto. Inoltre, ha proseguito, "nell'attesa di vedere le Liridi si potrà cogliere l'occasione per osservare Giove, che sorge a Est quasi allo stesso orario della Lira e, chi avrà pazienza di aspettare, nelle ore successive, potrà vedere Marte e Saturno". Ma lo sciame è già attivo e lo sarà fino al 25 aprile, quindi i più fortunati anche in queste sere potrebbero scorgere le spettacolari stelle cadenti.

.

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .

MUNDIMAGO


.

martedì 3 aprile 2018

L’Etna sta Scivolando in Mare


 Ma per ora non ci sono pericoli

Immaginate l’Etna come ad una gigantesca coperta a forma di cono appoggiata su sedimenti marini che si depositarono in mare centinaia di migliaia e milioni di anni fa e sui quali la gigantesca montagna di lave sta lentamente scivolando in direzione del mare. Un movimento apparentemente lento e lo è in termini umani, in quanto si sposta di 14 millimetri all’anno o se si vuole di 1,4 metri ogni secolo, ma se si pensa all’immane massa del vulcano forse risulta più facile immaginare quali possono essere le forze in gioco.


Ed è per questo che un gruppo di scienziati guidati da John Murray della Open University e autore di una ricerca pubblicata su Bulletin of Vulcanology ha detto: “Per il momento va detto e sottolineato che il fenomeno non crea alcun motivo di apprensione, ma è qualcosa di così gigantesco che va tenuto sotto costante controllo, soprattutto se nel prossimo futuro dovesse esserci 
un’accelerazione del movimento in atto”.


Murray è riuscito a calcolare lo spostamento grazie ad un’estesa rete di Gps che la sua equipe segue da 11 anni. I GpsS sono strumenti che grazie all’invio di segnali di opportuni satelliti sono in grado di misurare con precisione millimetrica la posizione di un oggetto sulla Terra. In questo modo Murray ha potuto verificare che l’immensa coltre di lave che costituiscono il vulcano sta scivolando verso est-sud-est in direzione di Giarre, che dista circa 15 chilometri dal vulcano stesso. La pendenza del substrato su cui scivola il vulcano è molto dolce, non superando i 3 gradi, e per questo si muove così lentamente. Tuttavia come si è già visto per altri vulcani che per varie ragioni si stanno muovendo, il fenomeno può causare eventi catastrofici, come immense frane che potranno scivolare dai versanti e raggiungere le località costiere densamente abitate.


“In ogni caso – sottolinea Murray –i fenomeni si evolvono nell’arco di secoli se non di millenni e al momento non vi sono indicazioni che potrebbero avvenire fenomeni disastrosi nell’arco di pochi anni. Il fenomeno però non deve essere sottovalutato ed è necessario seguirlo negli anni. Se per caso tra un decennio si scoprisse che lo scivolamento ha raddoppiato la velocità 
sarebbe un avvertimento da non sottovalutare. 
Se al contrario dovesse diminuire farebbe allontanare ogni possibilità di pericolo”.

Questa scoperta è importante anche per seguire l’andamento del magma in profondità. Quando questo si avvicina alla superficie infatti, modifica la forma del cono vulcanico e dunque le postazioni Gps variano la loro posizione. Anche in questo caso tuttavia, le variazioni sono quasi sempre millimetriche, ma ora bisognerà stare attenti a togliere ai movimenti della postazioni Gps dovute al movimento del magma quello legato allo scivolamento dell’intera montagna. Un correzione molto importante per evitare falsi allarmismi o al contrario per non farsi sfuggire importanti segnali che annunciano un’eruzione imminente.



.


FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .

MUNDIMAGO


.

lunedì 2 aprile 2018

J0815+4729 : una delle Prime Stelle



Astronomia: ecco J0815+4729, una delle prime stelle a formarsi nella Via Lattea
La stella anziana della Via Lattea si trova a circa 7.500 anni luce dalla Terra lungo la linea di osservazione della costellazione della Lince

E’ stata soprannominata J0815+4729, ed è una delle stelle più antiche della Via Lattea: descritta su The Astrophysical Journal, la sua scoperta si deve ai ricercatori dell’Istituto di Astrofisica delle Canarie nell’ambito del progetto di cartografia digitale celeste Sloan Digital Sky Survey (Sdss), grazie anche a Osiris (Optical System for Imaging and low-intermediate-Resolution Integrated Spectoscopy), strumento montato sul Gran Telescopio Canarias dell’Osservatorio Roque de los Muchachos di La Palma.

“Le attuali teorie prevedono che stelle come questa possano formarsi solo dopo le prime supernove. I progenitori di queste supernove sono le prime stelle massicce della Via Lattea, risalenti a circa 300 milioni di anni dopo il Big Bang,” ha spiegato Jonay Gonzalez Hernandez,
uno degli autori dello studio.

La stella “anziana” della Via Lattea si trova a circa 7.500 anni luce dalla Terra lungo la linea di osservazione della costellazione della Lince. Si caratterizza per il contenuto minimo di metalli pesanti, segno della età avanzata, e la sua massa è relativamente bassa (circa 0,7 volte quella del Sole), mentre la sua temperatura superficiale è 400 volte più alta rispetto a quella della nostra stella.



FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .

MUNDIMAGO


.

Una Stella Primordiale nella Via Lattea



Un team di astronomi spagnoli ha annunciato la scoperta di una delle stelle più antiche della Via Lattea. Il fossile stellare, chiamato J0815+4729, si trova nell’alone della nostra galassia, a circa 7.500 anni luce di distanza dalla Terra e potrebbe essersi formato circa 13,5 miliardi di anni fa, soltanto 300 milioni di anni dopo il Big Bang.

“Conosciamo solo una manciata di stelle di questo tipo nell’alone della Via Lattea, in cui si trovano le stelle più vecchie e più povere di metalli”, ha detto David Aguado dell’Instituto de Astrofísica de Canarias (IAC), a guida dello studio pubblicato su The Astrophysical Journal. L’antica stella, che ha una massa del 70 percento rispetto a solare, è stata identificata inizialmente grazie a un insieme di dati della Sloan Digital Sky Survey (SDSS). I ricercatori hanno scelto J0815+4729 per la scarsità apparente di metalli (elementi più pesanti di idrogeno ed elio), allo scopo di effettuare successive osservazioni. Il team ha quindi studiato le proprietà chimiche e fisiche della stella utilizzando il William Herschel Telescope e il Gran Telescopio Canarias (GTC) a La Palma, Spagna.

Basandosi sulle analisi spettroscopiche i ricercatori hanno determinato che J0815+4729 ha circa un milione di volte meno calcio e ferro rispetto al Sole. Questo dato è importante in quanto solo le generazioni di stelle più antiche presentano una composizione simile. D’altro canto le stelle si formano da materiale accumulato da generazioni di stelle precedenti, che hanno prodotto metalli durante la loro vita e la loro morte. Sebbene J0815+4729 abbia una composizione con quantità così ridotte di calcio e ferro, i ricercatori sono rimasti sorpresi del fatto che la stella presenti un’abbondanza relativamente alta di carbonio, circa il 15 percento in più rispetto al Sole. Anche se può sembrare strano, ricerche precedenti suggeriscono che le stelle piccole estremamente povere di metalli sviluppino una sovrabbondanza di carbonio ricavandolo dalla prima generazione di stelle a bassa metallicità, esplose come supernove dopo aver terminato la loro breve esistenza.

Dal momento che J0815+4729 è così povera di metalli anche se ricca di carbonio, i ricercatori ritengono che la stella sia nata da molto, molto tempo, circa 13,5 miliardi di anni fa. “La teoria prevede che queste stelle possano formarsi dopo le prime esplosioni di supernova, e utilizzando materiale derivante da queste esplosioni, dovute alla morte delle prime stelle massicce nate nella galassia, attorno a 300 milioni di anni dopo il Big Bang”, ha concluso Jonay González Hernández, coautore dello studio. I ricercatori intendono ottenere spettri a più alta risoluzione della stella per analizzare ulteriormente la sua composizione e per “ricavare nuovi vincoli fondamentali sulle fasi primordiali dell’Universo, sulla formazione delle prime stelle
 e sulle proprietà delle prime supernove”.




FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .

MUNDIMAGO


.

La Nascita del SISTEMA SOLARE nella BOLLA di una STELLA GIGANTE

Nell’immagine : la celebre Nebulosa Elmo di Thor, 
una bolla soffiata da gigantesca stella di Wolf-Rayet, WR 7

Nonostante le molte scoperte straordinarie che gli scienziati hanno realizzato sull’Universo, non siamo ancora certi dei processi che hanno portato alla nascita del nostro Sistema Solare. Gli astronomi dell’University of Chicago hanno presentato una nuova teoria secondo la quale il nostro Sistema Solare potrebbe essersi formato all’interno di bolle soffiate dal vento stellare di una gigantesca stella di Wolf-Rayet, morta ormai da molto tempo.

La teoria prevalente è che la formazione del nostro Sistema Solare sia stata innescata miliardi di anni fa da un’onda d’urto dovuta a un’esplosione di supernova. Ma secondo il nuovo scenario la storia ha inizio con un tipo di stella gigantesca chiamata stella di Wolf-Rayet, con dimensione da 40 a 50 volte quella del Sole. Astri simili producono quantità prodigiose di elementi che vengono espulsi sotto forma di intensi venti stellari. Man mano che la Wolf-Rayet perde massa, il vento stellare emesso colpisce il materiale circostante, che va a formare una struttura a bolla avvolta in un guscio denso.

Secondo i ricercatori il guscio di una bolla di questo tipo è un buon posto in cui possono nascere altre stelle, perché polveri e gas rimangono intrappolati all’interno, dove possono collassare. Gli autori stimano che dall’1 al 16 percento di tutte le stelle simili al Sole potrebbero essersi formate in nursery stellari simili a questa.

L’idea sviluppata dal team, a differenza dell’ipotesi della supernova, tiene conto di due isotopi che si presentavano in quantità diverse nel giovane Sistema Solare rispetto al resto della galassia. Meteoriti rimaste dal periodo del Sistema Solare primordiale rivelano che era presente una grande quantità di alluminio-26, ma una quantità inferiore dell’isotopo radioattivo ferro-60 rispetto al previsto. Questo pone delle questioni aperte, perché le supernove producono entrambi questi isotopi in quantità simili, quindi occorre spiegare perché all’alba della formazione un isotopo è stato immesso nel giovane Sistema Solare e l’altro no.

Il team ha quindi rivolto l’attenzione alle stelle di Wolf-Rayet, che rilasciano grandi quantità di alluminio-26 ma non di ferro-60. L’alluminio-26 espulso dalla stella di Wolf-Rayet potrebbe essere stato trasportato verso l’esterno sui grani di polvere formatisi attorno alla stella e parte del denso guscio potrebbe essere quindi collassata formando il nostro Sistema Solare. Quanto al destino della gigantesca stella di Wolf-Rayet che ci avrebbe ospitato, la sua vita è terminata molto tempo fa, probabilmente con un’esplosione di supernova o un collasso diretto in buco nero. Se si è trattato di una supernova, il ferro-60 creato durante l’esplosione potrebbe
 essersi distribuito in modo diseguale nell’ambiente circostante.



FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .

MUNDIMAGO


.
loading...

Post più popolari