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venerdì 31 luglio 2015

Per Cecil Firma Petizione: Salviamo i Leoni


Il cretino della savana

Il bipede ridens a sinistra nella foto è un cretino. Si chiama Walter Palmer, fa il dentista in Minnesota e ha speso 55 mila dollari per arrivare a scattare questa immagine che lo immortala accanto alla sua preda: il leone simbolo dello Zimbabwe, da lui ucciso in un parco naturale con l’aiuto di due bracconieri. Una bravata che ha già provocato i primi sconquassi nell’ecosistema. L’altro leone dominante del parco sta infatti cominciando a sbranare i cuccioli non più protetti del defunto.



Assedio al killer di Cecil: il dentista che ha ucciso il "re leone" costretto a chiudere lo studio

Se sarà riconosciuto colpevole di caccia illegale in un'area protetta, rischia l'estradizione e una durissima condanna. Ma Walter Palmer, il dentista americano che ha ammesso di aver partecipato all'uccisione di Cecil, leone simbolo dello Zimbabwe, sta già scontando una parte della sua pena: centinaia di manifestanti assediano il suo studio odontoiatrico esprimendo sdegno per la sua impresa, tanto che Palmer è stato costretto a sospendere la sua attività, consigliando ai pazienti di rivolgersi altrove. Dopo la nota in cui Palmer si dichiarava "rammaricato" per la morte di Cecil - un leone di 13 anni, star del parco di Hwange e parte di un progetto di ricerca dell'Università di Oxford - ma anche convinto che la sua battuta di caccia fosse legale, il dentista del Minnesota ha scritto ai suoi pazienti, secondo quanto riportato dall'emittente KMSP della Fox, per dire loro che al momento non gli è possibile continuare la sua attività lavorativa. "Capisco e rispetto - ha scritto - che non tutti condividono le stesse idee sulla caccia". Per uccidere Cecil, il primo luglio, il dentista avrebbe pagato 50mila dollari alle guide locali: il felino è stato attirato con un'esca fuori dai confini del parco (dove non avrebbe potuto essere cacciato) per essere prima ferito e poi ucciso con un colpo di fucile dopo 40 ore di agonia. L'animale è stato anche decapitato e scuoiato. Palmer non si è ancora mostrato in pubblico e non si sa ancora dove sia, mentre i due uomini che lo hanno aiutato nell'impresa sono comparsi ieri in tribunale a circa 700 chilometri dalla capitale Harare. Theo Bronkhorst, il cacciatore professionista, è stato rilasciato con una cauzione di mille dollari e - se condannato per non avere impedito una caccia illegale - rischia fino a 15 anni di carcere. Nessuna accusa per Honest Trymore Ndlovu, il proprietario del terreno su cui è stato attirato Cecil, che è stato rilasciato.


Un dentista del Minnesota è finito sulle pagine di tutti i giornali per aver ucciso Cecil, un leone assolutamente innocuo, e simbolo di un intero paese.

Ma da questa barbarie può nascere un’occasione unica per salvare i leoni di tutto il mondo.

Ricconi da Italia, Europa e Stati Uniti, pagano cifre assurde per andare in Africa e far fuori leoni e altri animali a rischio, e poi riportarsi le teste a casa come trofei.

Ma se agiamo sull’onda di questo scandalo, possiamo convincere Europa e Stati Uniti a proibire l’importazione di questi macabri trofei.

Molti politici sono già favorevoli a questa proposta, ma non la sentono come una priorità: per vincere serve una mobilitazione globale mai vista prima. Possiamo farcela: questa email raggiunge già l’1,4% degli utenti di internet del mondo. Basterebbe che ognuno di noi firmasse e convincesse anche solo un’altra persona a firmare per raggiungere quasi il 3%. Se poi ognuno convincesse altri 3 a firmare, arriveremo al 6%, e così via.

Firma ora la petizione e condividila su Facebook, Twitter, per e-mail… ovunque, prima che giornali e politici si dimentichino di Cecil:

https://secure.avaaz.org/it/save_africas_lions_loc/?bkBgnbb&v=62688

Cecil era il leone più famoso dello Zimbabwe, amato da tutti, famoso per la sua incredibile criniera nera e per essere amichevole con turisti e fotografi.

È stato ucciso in modo crudele, l’hanno braccato per oltre 40 ore, attirandolo fuori da una zona protetta. L’hanno ferito con una freccia e l’hanno lasciato agonizzare tutta la notte. Il giorno dopo, gli hanno dato il colpo di grazia e tolto il collare di monitoraggio. Poi l’hanno decapitato e scuoiato per prendersi i loro trofei di caccia da mostrare ai picnic con gli amici.

Ora ci sono almeno 12 cuccioli di Cecil che rischiano di essere uccisi da altri leoni, una cosa comune quando muore un maschio.

Il fatto è che lo Zimbabwe e gli altri paesi che permettono tali crimini non contrasteranno né regoleranno mai la caccia, perché ci guadagnano troppo. Ma basterebbe che Europa e Stati Uniti proibissero l’importazione di trofei di caccia da paesi che non hanno dimostrato di gestire in modo sostenibile la caccia per salvare tutti gli altri leoni del Pianeta.

È una misura addirittura banale, che ha già l’appoggio di diversi capi di stato europei, ma senza un’enorme mobilitazione globale non diventerà mai una priorità, e quando i media dimenticheranno Cecil avremo perso questa occasione.

Firma e chiedi ad amici e familiari di firmare a loro volta, per far diventare questa petizione virale e rendere la vittoria possibile:

https://secure.avaaz.org/it/save_africas_lions_loc/?bkBgnbb&v=62688




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venerdì 24 luglio 2015

Kepler 452b il Pianeta Gemello della Terra



 Nasa: scoperto il pianeta gemello della Terra
Si chiama Kepler 452b e orbita intorno a un proprio Sole. Potrebbe ospitare la vita.

Nell’universo esiste un’altra Terra che orbita intorno a un proprio Sole e non è escluso che lì potrebbe esserci altra vita. La Nasa ha svelato la scoperta spiegando che «gli astronomi sono sul punto di trovare qualcosa che le persone hanno sognato per migliaia di anni».

L’agenzia spaziale statunitense ha svelato i dettagli in una conferenza stampa.

Il nome
Si chiama Kepler 452b.

Età
È più vecchio del nostro globo: ha 6 miliardi di anni.

Dimensioni
È grande una volta e mezza la nostra Terra.

Dove si trova
È stato localizzato nella zona Goldilocks, un’area “abitabile” di un sistema stellare a 1400 anni luce da noi. Anche per questo potrebbe offrire uno squarcio 
di conoscenza sul futuro della Terra.

Il tempo
Un anno dura 385 giorni, con un’analoga alternanza tra giorno e notte.

Ha un suo Sole
La stella attorno alla quale orbita somiglia al nostro Sole, ma è più anziano.

Temperatura
Riceve il 10% in più di energia dal suo Sole rispetto alla Terra, 
ma la vita è possibile perché le temperature non escludono la presenza di acqua.


«Gli anni su Kepler 452b sono della stessa lunghezza che qui sulla Terra - ha spiegato Jon Jenkins, capo analista dei dati provenienti dal telescopio della Nasa - e ha trascorso miliardi di anni intorno la zona “abitabile” della sua stella. Il che significa che potrebbe aver ospitato vita sulla sua superficie a un certo punto, o potrebbe ospitarla ora». A fare lo storico annuncio è stato John Grunsfeld (Nasa) durante un briefing con altri esperti: «Si tratta - ha spiegato - del pianeta “gemello” più vicino alla Terra, una sorta di cugino più anziano, osservato dal telescopio Keplero».



La notizia è appena arrivata, poche sono le immagini e poche le informazioni che posso dare, comunque è per me una sorta di anteprima, quindi le notizie in mio possesso ancora non sono dettagliate.
La Nasa ha annunciato di aver trovato un pianeta straordinariamente simile alla Terra, potremmo definirlo il fratello del nostro pianeta, e è in orbita intorno di una stella chiamata kepler 452 nella zona abitabile. Il pianeta, Kepler-452b, è per il 60 per cento più grande della Terra e si trova nella costellazione del Cigno è più vecchio del nostro pianeta ed è a circa 1.400 anni luce dalla Terra. E 'il primo pianeta roccioso di tipo terrestre che si trova nella zona abitabile di una stella come il nostro Sole.
L'esatta natura del pianeta non è nota in particolare, ma la Nasa suggerisce che si tratti di un pianeta roccioso, circa cinque volte più massiccio della Terra, ma la cosa eccezionale è che questo pianeta orbita intorno alla sua stella in 385 giorni. Noi ce ne mettiamo 365, quindi circa il 5% in più.
La Stella è 1,5 miliardi anni più vecchia rispetto alla nostra, e sta ora diventando più calda e luminosa un po’ come farà la nostra stella fra circa un miliardo di anni.
Comunque il pianeta sembra abbia trascorso 6 miliardi di anni nella zona abitabile: più della Terra. È un’opportunità molto importante per consentire alla vita di svilupparsi, naturalmente se dovessero esistere tutte le condizioni necessarie e gli ingrendienti giusti per permettere la vita sul pianeta”, infatti ancora non sappiamo nulla sulla composizione della sua atmosfera.
Il pianeta è così simile alla Terra che il SETI ha deciso di ascolatare segnali che arrivino dalla stella, anche se finora non ha avuto fortuna.
Vi ricordo che i due pianeti più simili alla Terra scoperti sino a ora sono stati chiamati Kepler-438b e Kepler-442b, ma entrambi sono molto più grandi della Terra e orbitano intorno a stelle nane rosse di gran lunga più fredda nostro Sole Tuttavia, sono pianeti rocciosi , e questo è uno dei fattori chiave per i planetologi , infatti i pianeti extrasolari simili alla Terra identificati da Kepler sono quasi tutti allo stato gassoso.



1) Che cosa ha annunciato realmente la Nasa?
Tramite le osservazioni del suo satellite-osservatorio Kepler, gli scienziati del team della missione Nasa hanno confermato che tra i molti pianeti finora scoperti (4.600), ve ne sono una decina con caratteristiche assai simili alla Terra. Tra questi c’è 452b, così nominato perché la stella madre era classificata come 452.

2) Quanto il nuovo pianeta è simile alla Terra?
Tra tutti i pianeti extrasolari, cioè che orbitano attorno ad altre stelle, è quello che ne ha caratteristiche più simili. E’ più grande della nostra Terra del 60%, è roccioso come il nostro pianeta, ha una massa una volta e mezza la Terra, gira attorno al suo Sole in 380 giorni e ospiterebbe acqua liquida.

3) In che senso si parla di “condizioni abitabili”?
Un pianeta definito «simile alla Terra» deve per forza trovarsi nella cosiddetta «fascia di abitabilità», la zona attorno alla stella in cui orbita che non dev’essere né troppo irraggiata dal Sole, né troppo gelida. Condizioni insomma, per garantire lo sviluppo di forme di vita. Nel nostro sistema solare, i due pianeti della fascia di abitabilità sono la Terra e Marte.

4) C’è vita su Kepler 452b?
Non lo sappiamo. Potrebbe esserci, come confermato dalla NASA, per le sue caratteristiche fisiche e di abitabilità. Ma per adesso abbiamo solo individuato e caratterizzato il pianeta. Non conosciamo le caratteristiche dell’atmosfera. Per esplorarlo serviranno strumenti sempre più potenti o la missione di una sonda che lo raggiunga.

5) Ci andremo mai?
No. La stella 452 dista da noi, quindi dalla Terra, 1400 anni luce. Quindi una sonda che verrebbe inviata nello spazio, impiegherebbe 1400 anni, ma viaggiando alla velocità della luce! È troppo distante, ma i progetti di missioni interstellari sono in corso, e se ne occupa in particolare l’Accademia Internazionale di Astronautica.

6) C’è acqua?
Non lo sappiamo. Potrebbe non averne affatto, potrebbe averne poca, o molta (come sulla Terra), oppure potrebbe averne avuta molta in passato (come Marte).

7) Qual è la temperatura?
Potrebbe essere simile a quella del nostro pianeta, ma al momento non è ancora possibile stabilirlo.

8) L’uomo potrebbe adattarsi alla vita su Kepler 452b?
Non conosciamo ancora le caratteristiche della sua atmosfera. L’uomo è fatto per sopravvivere su un pianeta come la Terra, e con la sua esatta atmosfera prevalentemente di azoto e ossigeno. Basta una piccola variazione di queste percentuali per far sì che l’uomo non vi possa sopravvivere.

9) Perché il nuovo pianeta si chiama così?
Prende il nome dall’osservatorio spaziale Nasa Kepler, a sua volta dedicato al grande astronomo tedesco del XVII secolo, Johannes Kepler.

10) Cos’è l’osservatorio spaziale Kepler?
È una missione NASA del Programma Discovery (Scoperta) ideato proprio per missioni a caccia di pianeti attorno ad altre stelle della nostra galassia, la Via Lattea. Kepler, lanciato da Cape Canaveral nel 2009, punta con i suoi occhi elettronici alle costellazioni del Cigno (dove c’è 452b), della Lira e del Drago. Ha lavorato a pieno regime fino al 2013, ma una guasto ai sistemi di puntamento non ne ha impedito di funzionare a tutt’oggi e lo farà fino al 2016.

11) Come si fa a capire che si è scoperto davvero un pianeta extrasolare?
Con tecniche fotometriche e spettroscopiche assai sofisticate. Questi apparati vengono puntati verso una stella, tra le molte della regioni galattiche che si intende esplorare; quando uno di questi corpi passa davanti alla stella (quasi una sorta di eclisse) è già la prova importante che il pianeta esiste. Poi, ulteriori e dettagliate analisi da parte degli scienziati a Terra, ne danno conferma o meno.




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martedì 21 luglio 2015

REFERENDUM: SCUOLA, ITALICUM, TRIVELLE, JOBS ACT


referendum possibili

ITALICUM, 

JOBS ACT, 

SCUOLA, 

TRIVELLE


Siamo partiti il 13 maggio, quando a un seminario sulle riforme elettorali e costituzionali abbiamo lanciato i referendum sull’Italicum, iniziando a parlarne con diversi soggetti politici e associazioni per condividere il percorso sin dall’inizio.

Immediatamente abbiamo ritenuto di unire ai referendum in materia elettorale, con i quali puntiamo soprattutto ad aprire la strada a una legge di stampo maggioritario che riteniamo la più coerente con una scelta di governo da parte dei cittadini, altri quesiti sui provvedimenti più miopi che abbiamo visto approvare – sempre con strappi e forzature – negli ultimi mesi da una maggioranza raccogliticcia, ormai del tutto separata dal rapporto con gli elettori.

Abbiamo quindi ripreso la questione delle grandi opere (che hanno portato tanti sprechi e corruzione) e delle trivellazioni rinvigorite dallo “sblocca-Italia” e su questo abbiamo elaborato – con la collaborazione di Green Italia e di alcuni esperti – tre quesiti (su uno dei quali c’è anche piena convergenza con l’iniziativa delle Regioni), a conferma che per noi l’ambiente non è l’ultimo capitoletto da aggiungere – come da tradizione italiana – in fondo al programma, ma è la chiave per una riconversione ecologica dell’economia e quindi per lo sviluppo.

Ci siamo concentrati anche sul jobs act, che contiene regole addirittura in contrasto con il programma con cui lo stesso PD si è presentato alle elezioni, ottenendo anche il premio di maggioranza, e quindi sulla cui base i suoi parlamentari sono stati eletti. Non c’era certo bisogno – tanto più dopo gli interventi della Fornero – di indebolire ancora la tutela dei lavoratori dai licenziamenti illegittimi (sottolineiamo che il provvedimento vuole proteggere non chi licenzia, ma chi lo fa illegittimamente, il che pare davvero troppo). Né era pensabile che si arrivasse a poter stabilire il demansionamento dei lavoratori per mere esigenze di riorganizzazione aziendale.

Ultima, ma non per ultima, la riforma della scuola. Non più la scuola di una comunità di studenti e di insegnanti, realmente “aperta a tutti” – come dice la Costituzione – e quindi strumento per superare le disuguaglianze, ma una “scuola del preside-manager”, con un occhio (o anche tutti e due) di riguardo per le scuole dei quartieri alti. Il rovesciamento, in pratica, del disegno costituzionale.

Ecco, questo il quadro – che disegna nel merito un programma alternativo e partecipato, secondo l’impostazione di Possibile e i principi del Patto repubblicano – che potete chiarirvi ulteriormente guardando i quesiti qui. Sono quesiti che abbiamo elaborato con le nostre forze e il contributo di alcuni esperti, sempre con un lavoro artigiano e volontario, ma anche attento e generoso. Li mettiamo a disposizione di tutti, per una valutazione di merito, pronti ad accogliere i suggerimenti e le osservazioni che verranno.

Non abbiamo potuto iniziare prima perché attendevamo la riforma della scuola, come ci era stato da più parti chiesto e suggerito. Ma ora abbiamo pochi giorni. Questa settimana, infatti, dobbiamo presentarli in Corte di Cassazione per avviare il percorso. Il lungo e faticoso percorso che, chiudendo la raccolta delle 500.000 firme il 30 settembre, ci potrà portare a votare nella primavera 2016. 

Mancando questo obiettivo e questa tempistica i referendum rischiano seriamente di perdersi. Il voto nel 2017, che alcuni ci hanno prospettato anche con insistenza, che si renderebbe necessario se entro il 30 settembre le firme necessarie non fossero raccolte, sarebbe a forte rischio in caso di fine anticipata della legislatura e in ogni caso farebbe sì che questi brutti provvedimenti dispiegassero e consolidassero i propri effetti sulla pelle dei cittadini. Quei cittadini che noi vogliamo si pronuncino direttamente su questioni mai sottoposte loro, in nessun programma elettorale (neppure di quelle primarie da cui – caso unico al mondo – è direttamente nato un governo, senza passare attraverso elezioni vere e proprie).

Attendiamo tutti i riscontri possibili. Siamo pronti a partire.


Giuseppe Civati, Andrea Pertici



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domenica 19 luglio 2015

Dislessia e Discalculia



La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità
 di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. 

Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico. La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La dislessia si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità); questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l'espressività con cui i DSA si manifestano, e che comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e,di solito,vivaci e creativi.

Quando parliamo di personaggi del passato, è chiaro che non si può parlare con sicurezza di dislessia, sia perché non è ovviamente mai stata fatta una diagnosi da parte di un esperto, sia perché i documenti in  possesso sono pochi e raramente decisivi. Ciononostante, spesso si può con ragionevole precisione ipotizzare una dislessia in senso ampio, che può di volta in volta contenere al proprio interno disgrafia, discalculia ed altri disturbi dell’apprendimento.

Questo è più o meno il ragionamento che si è fatto anche con Leonardo da Vinci, forse il più celebre artista e inventore della storia dell’umanità. Com’è noto, i codici di Leonardo infatti rappresentano un unicum molto particolare, essendo stati composti con una grafia speculare, cioè da destra a sinistra e con le parole a loro volta rovesciate; una particolarità che per molto tempo si è ritenuta nient’altro che un espediente per rendere segreti i propri appunti, ma che recentemente – e in particolare da alcuni studi condotti negli anni Novanta – si è ipotizzato dipendesse da una forma di dislessia che rendeva impossibile a Leonardo comporre mentalmente le parole nella forma normale a cui siamo abituati.

Sempre di ipotesi si tratta, ovviamente, ma se la congettura fosse esatta spiegherebbe anche come a volte una dislessia congenita in un individuo geniale possa spingere a trovare soluzioni più ardite, a pensare in maniera diversa, a rompere letteralmente gli schemi.

Più controversa dal punto di vista dell’analisi e della diagnosi a posteriori è la figura di Galileo Galilei, altro scienziato fondamentale della storia italiana ed europea. Controversa perché in realtà i documenti scritti di proprio pugno dallo scienziato pisano sono intanto scritti alla maniera tradizionale, da sinistra a destra, ma poi fluidi, sicuri, in un elegante e bello stile tipico dell’epoca, una grafia che risulta comprensibile senza particolari difficoltà ancora oggi.

Ciononostante, le cronache ci raccontano di un Galilei particolarmente demotivato nell’apprendimento nella prima parte della sua vita e in difficoltà con le istituzioni scolastiche – ovviamente clericali – dell’epoca, tanto che solo in età quasi universitaria trovò nella matematica prima e nella fisica poi uno stimolo all’approfondimento intellettuale. Non è un caso che Galileo abbia tradito le speranze paterne, che lo volevano medico, per intraprendere gli studi che lo portarono alle sue fondamentali scoperte.

Allo scienziato è stato intitolato – a Nizza Monferrato, in Piemonte – il Centro Galileo Galilei per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, uno dei principali centri privati specializzati in dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia, mentre spesso nella libellistica per le famiglie in cui i figli vengono trovati affetti da queste disabilità ricorre una frase del pisano che è diventata in un certo senso uno dei più noti motti contro la dislessia: «Dietro ogni problema c’è un’opportunità».

Spostiamoci ora a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, un periodo particolarmente florido per la scienza, denso di nuove scoperte, innovazioni e invenzioni; un periodo sul quale, pur non disponendo di diagnosi di specialisti, abbiamo quantomeno pagelle scolastiche e resoconti piuttosto precisi dei progressi educativi. E tra gli studiosi che portarono avanti quella che è stata definita una vera e propria nuova rivoluzione scientifica un posto di riguardo lo merita, per eccentricità e scoperte, il serbo naturalizzato americano Nikola Tesla, la cui dislessia è stata sostenuta da vari studiosi, da Henry Tobias a Joseph Giovannoli.

La dislessia era l’ultimo dei problemi di Tesla: geniale e maniacale, fu responsabile di alcuni dei più importanti studi sull’elettricità ma contemporaneamente di alcune ipotesi talmente strampalate da essere considerato nell’ultima parte della sua vita un pazzo e un visionario. Completamente incapace di gestire il denaro che derivava dai vari brevetti, fu preda per tutta la vita di ossessioni (per i piccioni, che spesso portava nella sua camera d’albergo e dei quali piangeva la morte ponendosi domande quasi teologiche, ma anche per i numeri e per l’igiene) e esaltatore della castità sessuale e perfino dell’eugenetica – in anticipo per la verità rispetto alle derive naziste.

Fu uno studente geniale e scostante, com’è a volte tipico dei ragazzi soggetti a questo disturbo: non riuscì infatti mai a completare l’università a Graz e anche una successiva iscrizione a Praga non diede i frutti sperati; d’altro canto, leggeva avidamente una grande messe di libri e anzi, forse proprio per ovviare alle difficoltà di lettura, finiva spesso per impararli a memoria grazie a superiori capacità mnemoniche.

I primi studi compiuti in ambito anglosassone lasciavano pensare che la lingua inglese costituisse un problema aggiuntivo in disturbi di questo tipo, a causa anche della scarsa corrispondenza tra pronuncia e scrittura dei vari fonemi, tanto che, con cifre in realtà approssimative, si ipotizzava un’incidenza attorno al 15% della dislessia sul totale degli studenti di madrelingua inglese.

Marconi fu sostanzialmente un autodidatta, perseguendo i suoi studi scientifici al di fuori delle istituzioni tradizionali nelle quali non si sentiva affatto a suo agio. Le cronache infatti raccontano che al Convitto Cavallero di Firenze dove frequentò i primi anni di scuola non riusciva a recitare le classiche poesie che venivano imparate a memoria, confondendo addirittura “tromba” con “trompa”, quando l’inversione tra “b” e “p” è uno dei chiari indici della dislessia; inoltre una sua pagella del 1887 mostra dei risicati 6 in tutte le materie linguistiche (italiano, francese, inglese, tedesco e latino), un 5 in recitazione e voti più alti solo in storia e geografia, storia naturale e aritmetica, dove arrivava anche al 9. Una pagella che risulta particolarmente significativa soprattutto per il 5 in recitazione e per il 6 in inglese, visto che era figlio di madre irlandese e quindi bilingue.



Lo scienziato più celebre e importante del Novecento, ma anche quello che è diventato paradigmatico di come le grandi scoperte spesso siano dissociate dal profitto scolastico. È infatti vulgata popolare piuttosto diffusa che Albert Einstein avesse pessimi voti a scuola; cosa in parte vera, ma non del tutto. Quasi sicuramente, per sua stessa ammissione, era dislessico, o quantomeno presentava dei disturbi specifici dell’apprendimento, tanto è vero che si rese conto solo relativamente tardi dei concetti di spazio e tempo e forse anche per questo poté considerarli con un’ottica nuova, libera da pregiudizi.

A scuola aveva un andamento discontinuo: brillante in alcune materie, soprattutto quelle matematiche e scientifiche, viveva di alti e bassi in quelle letterarie, nonostante se la cavasse piuttosto bene in latino. Certo influivano i suoi difetti congeniti, ma soprattutto il continuo spostarsi della famiglia da una città all’altra della Germania e della Svizzera lo rese un ragazzo senza radici; inoltre, in famiglia idolatrava lo zio Jakob, che per primo lo aveva avvicinato allo studio della matematica con uno stile che era però distantissimo dai tradizionali metodi educativi scolastici, votato più al divertimento e alla sfida che non all’impettita didattica teutonica; per questo, nel giovane Einstein la dislessia si legò quasi subito a un disprezzo per l’istruzione preuniversitaria in sé e per sé, ritenuta sostanzialmente una perdita di tempo.

Non è un caso che, giunto ai sedici anni d’età, Einstein abbia tentato di entrare al Politecnico di Zurigo pur non avendo né l’età minima richiesta, né il diploma liceale, e per questo sia stato respinto (oltre che per prove non sufficienti appunto nelle materie letterarie). Ciononostante, dopo aver compiuto una sorta di “anno di studi di riparazione” ad Aarau, riuscì finalmente ad accedere all’università e ad iniziare quegli studi che l’avrebbero portato, neppure trentenne, a rivoluzionare la fisica del suo tempo.

La dislessia si manifesta con una lettura scorretta (numero di errori commessi durante la lettura) e/o lenta (tempo impiegato per la lettura) e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo scritto indipendente sia dai disturbi di comprensione in ascolto che dai disturbi di decodifica (correttezza e rapidità) del testo scritto. La Consensus Conference ha ribadito l'importanza di promuovere la ricerca per identificare il disturbo di comprensione del testo come separato da quello di decodifica (correttezza e rapidità).
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l'inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d). A volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno. Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni;lettura dell'orologio) e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ad esempio allacciarsi le scarpe), nella capacità di attenzione e di concentrazione. Spesso il bambino finisce con l'avere problemi psicologici, quale demotivazione, scarsa autostima, ma questi sono una conseguenza, non la causa della dislessia.

La diagnosi viene effettuata da un equipe multidisciplinare composta da Neuropsichiatria Infantile, Psicologo e Logopedista.

Queste difficoltà di lettura possono essere di due tipi: evolutive o acquisite.
Il termine “dislessia acquisita” fa riferimento ai disturbi di lettura che occorrono in seguito ad un danno cerebrale in persone le cui abilità di lettura erano, prima del danno subito, normali.
Con il termine “dislessia evolutiva”, invece, si fa riferimento al disturbo di lettura proprio di persone che non hanno mai imparato a leggere correttamente e non, come si potrebbe pensare, al disturbo riscontrabile nei bambini. In questo senso, la dislessia evolutiva può essere diagnosticata in un bambino quanto in un adulto.
La persona con disturbo di dislessia evolutiva è in grado di leggere e scrivere, ma può farlo solo impegnando gran parte delle propie risorse attentive e mentali poiché non diventa per lui un processo automatico come avviene per la maggior parte delle persone.Ne consegue che il soggetto dislessico si stanca molto, commette errori, rimane indietro rispetto ai propri compagni, ha poche energie attentive da spendere per la comprensione.
È come se la persona dislessica vedesse sempre le parole per la prima volta e pertanto fosse costretta a procedere tramite una lettura lettera per lettera, senza automatizzare il riconoscimento visivo. Ciò causa un gran dispendio di energie attentive e porta la persona a una lettura corretta per le prime righe del testo scritto e a commettere molti errori nel prosieguo, in quanto le sue risorse attentive si esauriscono o diventano più labili.
La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e talvolta anche in altre attività mentali (memoria, percezione, linguaggio,…). Tuttavia i soggetti dislessici sono generalmente intelligenti, vivaci e creativi.




Secondo Coltheart (1999) le cause della dislessia sono per il 60% organiche e per il 40% di tipo educativo, da ricondurre in gran parte al fatto che gli studenti sono colpevolizzati anziché aiutati.
Le cause organiche purtroppo non sono ancora completamente note e diverse sono le ipotesi che sono state avanzate.
Una prima teoria, probabilmente la più nota, è quella della “disconnessione funzionale” (o connessione disturbata) fra i centri cerebrali deputati alla decodifica della lettura (Geschwind, 1965; Marshall, 1983); tra le varie articolazione di questa teoria, quella fonologica (deficit del processamento fonologico) sembra essere quella più accreditata da un punto di vista delle attuali evidenze scientifiche (Frith, 2002); essa descrive la dislessia come una difficoltà dei ragazzi dislessici a manipolare i suoni rispetto ai non dislessici (ad esempio di effettuare la compitazione, lo spelling delle parole) e nel passare dal codice visivo a quello uditivo e viceversa.
Una seconda teoria è centrata sulla difficoltà di inibire gli stimoli visivi e orientare l’attenzione in modo selettivo da sinistra a destra: il ragazzo dislessico avrebbe un campo visivo attentivo troppo ampio e quindi gli stimoli periferici andrebbero ad interferire con la discriminazione visiva creando un problema di affollamento di stimoli (crowding). Sembra che i lettori dislessici percepiscano in modo meno chiaro rispetto agli altri lettori gli stimoli che si allontanano leggermente dalla fovea, e troppo distintamente quelli alla periferia del campo visivo, i quali creerebbero in questo modo un affollamento di stimoli, rendendo confusa la discriminazione visiva (Geiger e Lettvin, 1999). Il bambino dislessico discriminerebbe peggio di un buon lettore, perché non sarebbe in grado di inibire gli stimoli periferici (disturbi magnocellulari, Cestnick e Coltheart, 1999).
Una terza teoria ipotizza una mielinizzazione (ricopertura delle cellule nervose) incompleta che non permette un’attenzione focalizzata verso gli stimoli visivi e una conseguente difficoltà di discriminazione e decodifica degli stimoli visivi che stanno alla base della lettura (Bakker, 1998).

La disgrafia e la disortografia sono entrambi specifici disturbi di apprendimento che riguardano la capacità di scrivere in modo corretto, chiaro e scorrevole.
Con disgrafia si intende un disturbo qualitativo del processo di trasformazione dei segni visivi o delle lettere nei corrispondenti grafemi, il soggetto ha quindi difficoltà nell'imparare a scrivere (cioè nel trasformare in forma grafemica informazioni verbali ascoltate o pensate). Il bambino fatica a ricordare come si formano le lettere e nel riprodurre la forma delle lettere nelle diverse modalità: stampatello, corsivo, minuscolo, maiuscolo. Sono presenti difficoltà nel mantenere i rapporti di misura, spessore, spazio sul foglio. Spesso il bambino tiene la matita in modo sbagliato e l'atto della scrittura diventa penoso. La scrittura può essere un misto di lettere maiuscole e minuscole. Questo disturbo non interessa le regole ortografiche e sintattiche anche se vi è una ricaduta sui testi prodotti per impossibilità di rilettura e autocorrezione. È considerata disgrafia anche la difficoltà di scrivere parole con le lettere nell'ordine giusto, ma è più corretto considerare questo tipo di errori come sintomo di dislessia perché sono più legati alla difficoltà di percepire la sequenza dei suoni
Con il termine disortografia ci si riferisce alla scorretta trasformazione grafica del messaggio orale ascoltato o pensato, troveremo quindi la presenza di numerosi errori di ortografia nel testo del bambino. (cuadro/quadro, l'oro/loro, e/è, a/ha, lacua/l'acqua ecc.).Si tratta , quindi, di una vera e propia difficoltà nel realizzare i processi di ortografizzazione.
Nei testi scritti di questi bambini si trovano, quindi, vari tipi di errori:
errori di tipo fonologico (scambi, omissioni-aggiunte, inversioni di lettere, grafema incompleto),
errori di tipo non fonologico (grafema omofono, h, doppie, attaccatura-staccatura delle parole).
Sono questi ultimi gli errori più sensibili ad una modificazione con l'apprendimento.
Il soggetto disortografico può avere difficoltà nella coordinazione oculo-motoria, visuo-spaziale e nella velocità della riproduzione dei grafemi, in qualche caso una forma di scrittura allografica (caratteri diversi all’interno della parola).

Spesso i bambini disortografici hanno anche disgrafia, cioè hanno una calligrafia poco chiara, disordinata e difficilmente comprensibile. La disgrafia può essere dovuta a numerosi fattori: oltre che a difficoltà di tipo prassico o visuospaziale, anche a fattori di "sovraccarico".
Una scrittura senza errori, infatti, comporta un'integrazione contemporanea di tutte le componenti della scrittura, così da diventare automatica.
Ciò dovrebbe avvenire generalmente dalla terza elementare.
Da allora è possibile, per il bambino, velocizzare la scrittura e personalizzare la grafia, e, nella lettura, avere l'impressione di accedere direttamente al significato. Tutto questo senza bisogno di un'attenzione eccessiva.
Nel caso dei bambini disortografici, l'incompiuta automatizzazione della scrittura richiede loro un'attenzione eccessiva sugli aspetti di ortografia, comportando una maggiore probabilità di errori e, spesso, un peggioramento della grafia, proprio per l'attenzione eccessiva che viene richiesta.

La discalculia è un disturbo specifico dell'apprendimento, molto più raro della dislessia, che consiste nella difficoltà incontrata dal bambino nella comprensione del senso dei numeri e nell'acquisire i meccanismi di calcolo.Questi deficit interferiscono notevolmente con l’apprendimento scolastico e con le normali attività quotidiane che richiedono capacità di calcolo, e non sono imputabili a danni organici o ad insegnamenti inadeguati.
Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all'età cronologica, all' intelligenza generale e alla classe frequentata.
I problemi più comuni in questa categoria di disturbi sono:
il mancato riconoscimento dei simboli numerici;
l'incapacità di comprendere i concetti base delle quattro operazioni,
i termini e i segni aritmetici;
la difficoltà ad allineare correttamente i numeri secondo i principi del valore posizionale delle cifre;
l'incapacità di apprendere in modo soddisfacente la tavola pitagorica;
la difficoltà di identificare i dati rilevanti per la corretta risoluzione di un problema aritmetico.

Sebbene questo disturbo sia stato molto meno studiato di quello della lettura, in linea di massima si è portati a ritenere che i bambini con disturbo di sviluppo del calcolo abbiano difficoltà visuopercettive e visuospaziali piuttosto che uditivo-percettive e
verbali (come accade nei disturbi di lettura).
In passato, si trovavano denominazioni diverse per indicare questo disturbo: discalculia, discalculia evolutiva, acalculia evolutiva, disturbo aritmetico evolutivo, disturbo lacunare in aritmetica.

I soggetti con disturbi dell’apprendimento sono normalmente vivaci ed intelligenti a volte anche con un QI al di sopra della media. Nonostante ciò, le difficoltà di lettura e scrittura tipiche di questi disturbi rischiano di compromettere, soprattutto nel caso di bambini, il rendimento scolastico e il normale apprendimento.
Tutto ciò, inoltre, può far nascere nei bambini una sfiducia in se stessi e nelle proprie capacità e l’instaurarsi, quindi, di un ciclo(deficit di apprendimento — sfiducia — ulteriore deficit)con conseguente peggioramento della situazione.
Il bambino non si accetta, non accetta la sua situazione e vive la scrittura, e la lettura con angoscia.

Con l’aiuto delle nuove tecnologie si possono individuare tempestivamente e di conseguenza affrontare più efficacemente disturbi che pregiudicano il rendimento scolastico, quali disgrafia, dislessia, ecc. Soprattutto lo si può fare in tempi rapidi e su larga scala.
La possibilità di lavorare con un supporto tecnologico facilmente gestibile come i PC, sta facendo sorgere una nuova generazione di indagini diagnostiche, sia originali che come evoluzione di sistemi precedenti.
La normale diagnosi prevede numerose fasi:
• valutazione dell’intelligenza generale(scala Stanford Binet, WPPSI,WISCR, ecc)
• valutazione del livello di apprendimento scolastico(prove MT di Cornoldi ecc.)
• valutazione di varie funzioni neuropsicologiche (per competenze percettive visuo-spaziali, per abilità di memoria uditiva e visiva, per capacità di attenzione , per dominanza laterale, per competenze linguistiche)

Il supporto informatico nella valutazione agisce sia nella fase di somministrazione che in quella di analisi e valutazione della lettura e delle prove percettive e discriminative. L’uso dello schermo per le prove visive e di un supporto digitale per quelle uditive garantisce la qualità della somministrazione e la stretta osservanza del setting. I risultati vengono registrati in forma digitale permettendo una analisi molto più dettagliata rispetto alle modalità classiche.
Le nuove tecnologie mettono a disposizione numerosi strumenti per analizzare il parlato e i testi scritti. Un esempio particolare è il programma Clan utilizzato dal Prof. Dionigi Ioghà(del reparto di neuropsichiatri infantile della Asl di Pavia) per la valutazione di soggetti con disturbi di apprendimento, all’interno del progetto CHILDES.



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Vivere bene è un esercizio quotidiano che molto spesso dipende dalla tua capacità e attitudine personale di affrontare la vita con la giusta carica di energia e vitalità. Un’attitudine positiva e uno stile di vita sano ed equilibrato non concorrono solo ad elevare notevolmente la qualità delle tue giornate, ma anche a sentirti bene e serena con te stessa.
I trucchi e i consigli per una di vita lunga e appagante sono pochi, essenziali e semplici. La bella stagione e i suoi ritmi blandi sono l'ideale per sperimentare nuovi percorsi e stili di vita 'su misura' che, con un pò di tempo libero e la voglia di coccolarsi un pò di più, si riveleranno preziosi alleati di abitudini sane e salutari. Perchè, infondo, non si tratta di sconvolgere drasticamente la tua vita, ma di recuperare quelle piccole accortezza desuete e farle tue, sempre. Cosa c'è di meglio dell'estate per iniziare un nuovo percorso con entusiasmo e con l'ottimismo che solo i raggi solari sanno regalare anche alle meno volenterose?
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domenica 12 luglio 2015

ARTE e Teoria dei COLORI




Ecco la 

Pagina dell' ARTE 



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TEORIA DEI COLORI



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venerdì 3 luglio 2015

salutepiu: Priapo e il Priapismo

Priapo è un’antica divinità greca e romana. Veniva rappresentata come un piccolo uomo barbuto dotato di un fallo enorme. Secondo i Romani era nato dall’amore illegittimo tra Afrodite e Zeus (per i Greci il padre era invece Dioniso) e fu trasformato in un personaggio osceno da Era, moglie gelosa del re dell’Olimpo. Priapo era simbolo dell’istinto sessuale e della fecondità maschile ed era protettore della natura e custode di orti e giardini...continua a leggere
salutepiu: Priapo e il Priapismo: Priapo è un’antica divinità greca e romana. Veniva rappresentata come un piccolo uomo barbuto dotato di un fallo enorme. Secondo i Roma...




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