Come hanno fatto gli egiziani a costruire le piramidi?
Dopo 4 mila anni il mistero è risolto
"Sabbia bagnata" due parole che sciolgono un rebus durato per millenni e che spiega come abbiano fatto gli schiavi a trasportare blocchi enormi per chilometri lungo il deserto della Valle dei Re
Un mistero che durava da 4 mila anni. E che ora, forse, ha una soluzione. Un gruppo di scienziati olandesi sembra aver finalmente capito come gli antichi egizi abbiano fatto a costruire le piramidi. Da secoli appassionati e studiosi si arrovellavano intorno ad un interrogativo: com'era possibile trasportare per centinaia di chilometri nel deserto enormi blocchi di pietra?
La risposta è racchiusa in due parole. "Sabbia bagnata". In pratica i materiali necessari alla costruzione delle piramidi venivano piazzati su una sorta di slitta di legno trainata da centinaia di schiavi. A bordo di essa un uomo continuava a bagnare la sabbia in modo da consentire al mezzo di scivolare facilmente sul terreno.
Il modellino
Per arrivare a questa spiegazione ci sono voluti centinaia di test. In un laboratorio all'Università di Amsterdam il team ha realizzato perfino un modellino della slitta su un vassoio di sabbia con il quale è riuscito a dimostrare che utilizzare questo semplice stratagemma consentiva di ottenere la forza di trazione necessaria al movimento. Impossibile sulla sabbia asciutta.
Il dipinto nella tomba
C'è anche un'immagine a dimostrare quanto scoperto dai ricercatori. "Un dipinto trovato nella tomba di Djehutihotep (vedi la foto) mostra chiaramente un uomo in piedi sulla parte anteriore della slitta che versa dell'acqua mentre davanti a lui centinaia di schiavi trainano la slitta".
Un sistema utile ancora oggi
Il sistema ai nostri occhi può apparire banale ma secondo gli esperti potrebbe essere utilizzato ancora oggi per trasportare ad esempio blocchi di asfalto, cemento o carbone lungo percorsi sabbiosi. Lo stratagemma è a impatto zero, mentre il trasporto su gomma di questo tipo di materiali rappresenta il 10% del consumo di energia a livello globale.
di Laura Squillaci
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